Luca Martines, managing director corporate del Parma Calcio, ha dichiarato in una recente intervista, che la società è finalmente pronta a presentare il progetto definitivo del nuovo Tardini. Ha voluto anche entrare nel merito di alcuni aspetti importanti, dimostrando purtroppo che la dirigenza del Parma Calcio sembra essere in uno stato confusionale. Non si capisce se il problema sia nella capacità di comunicazione, nella capacità di comprensione o in un eccesso di arroganza. Su due argomenti in particolare emergono affermazioni talmente ambigue e fuorvianti che, per dignità e senso civico, ci troviamo costretti a replicare.
LA QUESTIONE DEL VINCOLO STORICO ARTISTICO
Martines finge di ignorare che le indicazioni del vincolo culturale ci sono già tutte, e sono perfettamente indicate nel decreto del Ministero del 24 maggio scorso. La delibera, di cui Martines è perfettamente a conoscenza, oltre ai fabbricati di accesso, vincola altre aree limitrofe ai fabbricati, che ne arricchiscono e completano la testimonianza storica.
Le indicazioni della Soprintendenza sono talmente chiare e nette che il Parma Calcio il 22 giugno ha pensato di opporsi con un’azione legale, ritenendo evidentemente che i soldi e gli interessi del signor Krause possano prevalere sulla tutela del lascito storico monumentale del progetto dell’arch. Leoni alla città di Parma e all’intero Paese. Non vi è colpa nel non sapere nulla di architettura, né possiamo pretendere che tutti abbiano la sensibilità necessaria per “capire” il disegno urbano e i valori testimoniali di un bene culturale. Ma risulta intollerabile che vengano dette cose contrarie alla verità e che con tanta arroganza, incompetenza e superficialità vengano messe in discussione le scelte degli organi tecnici del Mistero della Cultura, per i quali – a differenza del “managing-director-pensiero” – occorre salvaguardare da ogni tipo di costruzione l’area attuale in corrispondenza degli ingressi in quanto “vuoto” architettonico necessario a leggere e valorizzare le parti costruite dell’ingresso monumentale. E liberi da costruzioni entro terra e fuori terra quegli spazi devono restare: non possono essere svuotati del loro sedime sotterraneo e riempiti di cemento armato per le auto dei loro ospiti illustri, nè si possono fare rampe e costruirci sopra. A questo il progetto definitivo della società dovrà adeguarsi, ricordando anche che, come da sentenza del Consiglio di Stato, a scanso di equivoci la legge, afferma che l’eventuale degrado del bene sottoposto a vincolo “… non fa venir meno la esigenza di evitare che una zona soggetta per legge a vincolo sia preservata da ulteriori interventi deturpanti”, ma che anzi il vincolo e “la esigenza di tutela ad esso sottesa non vengono meno per il solo fatto che il vincolo è stato già in passato violato e la zona deturpata, imponendosi, al contrario, un maggiore rigore per il futuro …”.
LA CONCESSIONE DI 90 ANNI
Le esternazioni di Martines sugli “orizzonti” temporali del piano economico finanziario delle attività del Parma Calcio, hanno almeno il pregio di tornare a fare chiarezza sulla pretesa dell’imprenditore privato di ottenere dal Comune la concessione dello stadio per 90 anni. Siamo dunque ritornati al punto di partenza, anche se, subito dopo, come pentito di averlo detto, Martines prudentemente aggiunge: “la concessione è un tema ancora da smarcare” (sic), forse ricordandosi che, fra gli “indirizzi e condizioni per il prosieguo del procedimento”, nella delibera di Giunta del 05/04/’23 è stata prevista una “consistente e sostanziale riduzione della durata della concessione …”. Quello che più in generale Martines lascia intendere sotto traccia è che, di questi indirizzi e condizioni, al Parma Calcio sembra non importare proprio niente. La nota trionfante del manager circa lo svincolo della vecchia tribuna d’onore inserita nella Tribuna Petitot, ad esempio, sembra preludere al suo abbattimento, in barba all’indicazione del riuso espressa nella delibera. E che dire della soluzione del cantiere in fase unica per due anni, i cui costi e benefici sono esclusivamente calcolati in base allo stretto tornaconto dell’imprenditore e mai sulle necessità delle scuole attaccate all’impianto? Quali sono diventate le priorità di Parma?
Il Parma Calcio ci ha abituato al peggio, e poco resta da dire, aspettando il definitivo. Ma sui due punti da noi evidenziati occorre che gli amministratori si esprimano con chiarezza. Parma chiede rispetto e trasparenza nella gestione del patrimonio pubblico. Come risponde il Comune alla richiesta di 90 anni? E sulla questione del vincolo, perché questo silenzio assordante? La città merita risposte trasparenti e mai ci rassegneremo alla deriva di indifferenza e di cinismo che legittima il bieco prevalere dell’interesse economico di un privato sulla salvaguardia del bene pubblico. Siamo certi che, nel breve e soprattutto nel lungo termine, il giudizio dei cittadini di Parma su questa amministrazione terrà fortemente conto (anche) di quello che il Comune farà o non farà in questa circostanza. Se pretenderà il rispetto delle prescrizioni elencate nella sua delibera e, con altrettanta fermezza, difenderà il vincolo della Sovrintendenza decretato dal Ministero oppure se, alla fine, anche col silenzio, si renderà complice delle manovre aggressive e predatorie del Parma Calcio.
Ci rivolgiamo al Sindaco, persona di cultura, e attendiamo ancora la sua dichiarazione, perché qui non si tratta della sua promessa elettorale circa lo stadio lì o da un’altra parte. Si parla del mandato istituzionale che i cittadini di Parma gli hanno conferito di difesa del patrimonio culturale della nostra città, della sua storia collettiva e dei valori identitari che la rendono una comunità orgogliosa del proprio passato e attenta ai diritti delle generazioni future.
Comitato Tardini Sostenibile 24 agosto 2023
(Foto Antonio Nunno)